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furóre s. m. [dal lat. Furor -oris, der. di furĕre «infuriare»]. – 1.a. Stato di grande eccitazione e turbamento mentale, provocato da ira o da altra passione violenta b. Violenza rabbiosa, impeto, veemenza 2. fig. a. Brama ardente, smania, frenesia b. Far furore (o furori), destare grande entusiasmo.
Abbiamo passato questi ultimi anni in attesa.
In attesa di un ritorno alla normalità.
In attesa che tutto andasse bene.
In attesa che il distanziamento sociale fosse solo un brutto ricordo.
In attesa che i teatri riaprissero e si riempissero di voci, di suoni. Di persone.
In attesa che la danza, la musica, il teatro riprendessero i propri spazi, tornassero a far parte delle nostre vite.
Abbiamo atteso e sperato, con ottimismo e trepidazione.
Abbiamo spento i nostri furori, i nostri impeti. Quello che ci guida nel nostro fare.
Ma il fuoco è rimasto lì, a covare sotto la cenere.
E ora per non spegnersi vuole essere nutrito. Nutrito di tutto il nostro furore, quello che, ci ricorda il dizionario, è provocato da passione violenta.
E cosa, se non una passione violenta, è quello che ci spinge, ogni anno, ostinatamente, a fare un festival di danza contemporanea in Italia, nel Lazio, a Latina?
E la stessa passione, la stessa brama ardente, la stessa frenesia, è quella che anima i nostri compagni di viaggio, i nostri complici, i nostri amici, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile; da OperaPrima Teatro a MAT spazio_teatro di Sezze, dall'ATCL al MADXI museo contemporaneo, dal Liceo Artistico Michelangelo Buonarroti al Teatro Fellini di Pontinia, dal Museo Cambellotti al Teatro Gigi Proietti di Priverno, dal Premio Twain Direzioni_Altre al Festival Teatri di Vetro.
E sappiamo che pieni di furore saranno anche gli artisti di questa edizione, da Virgilio Sieni a Giuseppe Muscarello, da Roberto Castello a Giselda Ranieri, da Michele Di Stefano a Sara Sguotti, da Daniele Albanese a Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, da gruppo nanou a Luca Brinchi e Irene Russolillo e tutti gli altri, che saranno con noi ad incendiare ancora una volta la piana pontina, con tutto l'impeto e la veemenza che solo la danza può avere.
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