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AD OGNI CANCELLO - LA PRIMAVERA COMINCIA - DAL FANGO SUI SANDALI.

Un progetto di Danila Blasi, Enrica Felici, Giordano Novielli, Francesca Schipani

Un laboratorio a distanza, ma in presenza. Un'azione coreografica collettiva, in video, ma live, aperta a tutti coloro che sono interessati.

Il progetto fa parte della programmazione del TenDance festival di danza contemporanea #2020 e vuole coinvolgere, attraverso dei video-incontri, chi ha desiderio di mettersi in gioco e sperimentare in questa primavera solo posticipata.

Una coproduzione TenDance festival di danza contemporanea / ROSA Shocking Ass.cult. - PinDoc/Produzione e Promozione Danzacontemporanea.
In collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica "Ottorino Respighi"



A settembre 2019 moriva Theodor Rawyler. Theo. Uno dei tre direttori di Tendance, il festival di danza contemporanaea che Rosa Shocking da anni immagina e realizza a Latina.
E ad ottobre 2019 sarebbe cominciata l'ottava edizione di Tendance. Ma non solo. Entro il 30 settembre dovevamo consegnare il progetto dell'edizione 2020 alla Regione Lazio.
E noi, tutti noi, che al festival ogni anno ci dedichiamo con amore e passione, non riuscivamo ad immaginare come.
Come fare ad organizzare l'edizione 2019. Come fare ad immaginare quella 2020. Senza Theo. Che se ne era andato e ci aveva lascaito mutilati, persi, vuoti.
Ci hanno aiutato, ovviamente. I nostri compagni di viaggio di Latina, che ci hanno sostenuto e spronato. E i nostri compagni di vita, la nostra piccola/grande famiglia, che è arrivata da ogni angolo di Italia a darci una mano.
E poi c'è stato Theo. Che non ci aveva mica lasciati veramente mutilati, persi e vuoti. No, no. Anzi. Ci aveva lasciato un sacco di roba, che era entrata nelle nostre teste e nei nostri corpi e che dovevamo rimettere lì, in gioco, nel nostro immaginare e nel nostro costruire.
E così, mentre io e Giordano eravamo seduti in ufficio a scrivere il progetto per la Regione e parlavamo di come realizzare quell'evento di comunity dance, che doveva coinvolgere i citadini, gli studenti, gli anziani, di Latina, in una performance di danza urbana colletiva, mentre cercavamo di immaginarne i contorni, Giordano pronuncia la parola “Sakura”. Ed è chiaro che proprio quello e niente altro, dovrà essere il cuore del nostro prossimo festival.
Il Sakura, la fioritura degli alberi di ciliegio. Ogni anno. Ogni anno una bellezza estrema e brevissima, coi petali che cadono, fino a che l'albero è di nuovo spoglio. Il Sakura, la rinascita, perchè ogni anno il ciliegio torna a fiorire e a confonderci con la sua meravigliosa bellezza.
E noi, col nostro festival, con la nostra danza, che cerchiamo ogni anno di rinnovare la bellezza effimera del nostro stare qui ed ora. Noi che invochiamo ogni anno il nostro Sakura personale (ma collettivo).
E allora arriva Francesca, carica del suo entusiasmo, che ci porta in dono un haiku, una piccola poesia, che parla della primavera che inizia nel fango. E noi tutti ci ritroviamo la nostra perdita, il nostro dolore e il nostro desiderio di ricominciare: AD OGNI CANCELLO - LA PRIMAVERA COMINICIA - DAL FANGO SUI SANDALI.
E poi Francesca scrive che “Questo haiku, scandisce profeticamente e sinteticamente, il percorso di coraggio e fatica per raggiungere la propria rinascita. Ogni essere umano si trova davanti a catastrofi personali o collettive, inverni interminabili all’apparenza, periodi con interruzioni, sbarramenti e terra vacillante. A quel senso di impotenza, disperazione ed apparente immobilismo, partendo da ciò che si è, rispondono con forza le risorse che possediamo per procedere, nonostante tutto, nel cammino per lenire il dolore e convertirlo in forza motrice e rinnovatrice”.
E un'altro pezzo si incascra. Va al suo posto.
E ancora, continua Francesca: “L’osservare, durante l’hanami la caduta lieve dei petali, cinque centimetri al secondo, è un invito a stupirsi del presente ed a cercare nell’effimero, nella bellezza che passa, il senso profondo della vita che, proprio nella sua finitezza, intrappola l’eternità. Il nostro essere di passaggio dovrebbe spingerci a godere di ciò che c’è adesso e delle infinite opportunità e risorse che possediamo, prendendo in prestito le parole di un grandissimo scrittore, Julio Cortazar, è anche un invito a vincere la paura, perché “laggiù in fondo sta la morte, se non corriamo ed arriviamo prima e non comprendiamo che non ha più nessuna importanza”.
Poi arriva anche Enrica e mette giù un'altro pezzo di questo piccolo puzzle. Lei ha cercato altre vie per ri-costruire, ma sempre seguendo la via del Sakura.
E così Enrica, che ha sempre più domande che risposte, scrive: “Il ricordo del sé come unica via per essere presenti. Quali sono o quali sono stati i momenti in cui abbiamo avuto piena percezione di noi stessi?! Avvenimenti importanti, contatto con l'ambiente, momenti di relazione con gli altri. Cosa avviene quando siamo o semplicemente sentiamo di essere pienamente presenti?! Ci sono attimi nella nostra vita in cui abbiamo registrato un'immagine di noi stessi? Siamo in grado di crearne altre? Di crearne nuove di continuo? Cosa caratterizza il nostro modo di stare in uno spazio essendo consapevoli dei gesti, delle posture, degli atteggiamenti corporei che ci caratterizzano e di come questi possano mutare in relazione allo spazio circostante?”
Ma mentre siamo lì che ci interroghaimo sul Sakura, sulla creazione della nuova performance urbana per Latina, dell'eredità di Theo, ecco che succede qualcosa che mette tutto in discussione.
Un virus.
Il mondo si ferma. Impaurito. Il diktat è #restateacasa. E niente contatti.
Niente corpi che si toccano. Niente corpi che si sfiorano.
Niente corpi.
E il nostro lutto personale diventa una parte di un dolore collettivo, condiviso. Mondiale.
E per noi la sfida diventa enorme. Noi che lavoriamo col corpo. Coi corpi.
Come si fa? Non lo sappiamo. Non lo sa nessuno in realtà. Allora continuiamo a fare quello che facciamo sempre: immaginiamo.
E immaginiamo di incontrare virtualmente la nostra comunità di Latina. E di consegnargli le nostre piccole riflessioni sul Sakura. E costruire con loro una danza della rinascita. Una danza della bellezza. Una danza in cui i cilliegi tornano a fiorire.
Ma immaginiamo anche che questi incontri virtuali ci conducano ad un incontro reale. Fatto di corpi. Veri. Caldi. Vivi.
Non sappiamo ancora come. Nessuno lo sa.
Ce lo inventeremo strada facendo.


Video della performance

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